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La storia del Comune di Ciminà
La sua fondazione risale al 1453, quando i turchi scacciarono i cristiani da Costantinopoli e dalla Turchia. Pare, infatti, che Ciminà fu fondata dagli albanesi e dai greci fuggitivi, sul declivio del monte Tre Pizzi, perché lontano dal mare, facilitando così la resistenza agli invasori saraceni. Si narra, inoltre, che i suoi antichi abitanti scelsero proprio quel posto per i suoi pascoli verdeggianti, per i campi adatti alla coltivazione del frumento e per i boschi ricchi di legname. Si sa per certo che nel 1480 apparteneva ai conti di Condojanni che l’ebbero per investitura.
Il nome di questa cittadina collinare, che conta oggi 748 abitanti, deriva dal greco kyminà, posto dove cresce il cumino, una pianta alta 30-40 cm, volgarmente chiamata ciminaia, della famiglia delle ombrellifere, i cui semi sono usati sia in cucina (soprattutto per conservare i cibi o per farne un liquore chiamato kumeel) che in medicina.
Fondata nel XIII secolo per rendere più comodo l'esistenza di coloro che lavoravano nelle campagne, Ciminà, fu prima posseduta dalla famiglia Marullo di Messina.
Tommaso, uno dei componenti della stessa ebbe da re Ferdinando il titolo di conte di Condoianni, Signore di Sant'Ilario e di Ciminà, pur essendo contemporaneamente Signore e padrone dei feudi di Careri, Bianco, Bovalino, Precacore e Bruzzano.
Il paese venne successivamente acquistato dalla famiglia Carafa di Roccella Ionica e da questa fu tenuto fino all'ebolizione dei feudi.
Fu riconosciuto luogo, ossia Università, nel Governo di Gerace, dall'Ordinamento Amministrativo disposto con legge del 19/01/1807, con l'istituzione dei circondari e dei comuni, per decreto, 4-V-1811 veniva riconosciuto comune e mantenuto nella giurisdizione di Gerace per rimanerci anche col Riordino Generale della Calabria disposto dal Borbone con la legge 1-V-1816.
Vi è una leggenda narrata dai vecchi di Canolo, che collega la fondazione del casale di Ciminà al nome di uno dei fratelli Mina, profughi della Locride durante le invasioni barbariche del X secolo.
Si narra, infatti, che Carlo Mina avrebbe fondato Canolo, Antonio Antonimina, Francesco "Cicciu in gergo" Ciminà.
La storia ricorda a Ciminà la presenza di alcune famiglie feudatarie come i Grimaldi, i Grillo e gli Squarciafico.
Le prime due di origine Genovese si trasferirono nella Locride verso la prima metà del '500 ed acquistarono il feudo di Gerace mentre la famiglia Squarciafico acquisto' da Tommaso Marullo la baronia di Precacore e di Sant'Agata.
I Grillo acquistarono poi feudi e subfeudi in vari paesi dell'antica Locride ed abitarono per lungo tempo a Ciminà.
Fra le figure più illustri di questa famiglia è da ricordare il vescovo Francesco Antonio Grillo, nato a Sant'Agata nel novembre 1744 e morto nel 1804 dopo essere stato vescovo martiriano.
Comune venne dichiarato autonomo nel 1806.
Ultimo aggiornamento: 17 giugno 2024, 11:51